1,3 kg di limoni gialli non trattati (o quanti ne vorrete, visto che le proporzioni sono date in seguito sulla base della polpa che ne ricaverete sbucciandoli al vivo.)
zucchero semolato
Lavate e spazzolate con cura i limoni, asciugateli e asportate la buccia (solo la parte gialla).
Tagliatela, quindi, a filetti (così lei, io preferisco tagliarli a filetti sottili dopo) e sbollentatela per 10 minuti, sgocciolatela, rinnovate l’acqua e cuocetela per altri 10 minuti.
Pelate a vivo i limoni, raccogliendo il succo prodotto durante quest’operazione e tagliateli a pezzettini o a fettine sottili, rimuovendo i semi e conservandoli.
I semi li metterete in un fagottino di garza o telo leggero, non lavato con detersivi , pulitissimo e precedentemente fatto bollire, che chiuderete con spago da cucina legandolo a un manico della pentola in cui cucinerete la marmellata, immergendolo nella preparazione: sono fonte importante di pectina e sono preziosi.
Nella ricetta originale non si menziona questa integrazione importante, e di cui scrivo ora grazie a un’amica che su FB provvidenzialmente me ne ha fatto notare l’assenza.
Aggiungo sempre, in queste ricette, un fagottino con i semi degli agrumi (non così per le membrane o per gli albedo, che metto in più nel fagottino a seconda della ricetta, per via del tocco di amaro (qui non desiderato) che conferiscono).
Preparate uno sciroppo, sciogliendo a caldo 1/2 l d’acqua con 900 g di zucchero (dose per 1 kg di polpa di limoni); aggiungete la polpa e le scorzette degli agrumi e fate cuocere, mescolando, e spremendo, verso fine cottura, il sacchettino dei semi, contro il fianco della pentola, con una schiumarola.
Appena la marmellata avrà raggiunto la giusta consistenza, spremete per bene il sacchettino dei semi, asportandolo, mescolate, versatela nei barattoli sterili a chiusura ermetica; tappateli con coperchi pulitissimi e caldi (e asciutti) e capovolgeteli per qualche minuto.
Rimetteteli in piedi e lasciateli raffreddare coperti, prima di riporli in luogo buio e asciutto.
Ho raddoppiato i quantitativi della ricetta, passatami dalla carissima amica Fiorenza, che l’anno scorso mi ha regalato un vasetto di questa meravigliosa marmellata.
Di seguito gli ingredienti, che io ho poi raddoppiato:
1000 gr. di limoni non trattati, io ne ho utilizzati anche di verdi, vedremo 🙂
1300 gr. di zucchero semolato.
Giorno primo:
Spazzolate e sciacquate con cura i limoni – io mi sono avvalsa di uno spazzolino dentale di quelli a batterie, appositamente comprato per gli agrumi e per lo zenzero.
Asciugateli e affettateli piuttosto sottilmente. Io ho usato l’affettatrice, foderando il piano di raccolta con carta forno, esperimento riuscitissimo. E’ un po’ noioso liberarli dai semi ma si può fare, anzi si deve. Io ho pensato di raccogliere i semi e utilizzarli il giorno dopo.
Copriteli d’acqua in una terrina di vetro, terraglia o acciaio inox e lasciateli in macerazione per 24 ore, al fresco.
Io li ho coperti con della carta da forno e li ho tenuti immersi utilizzando un accessorio per la cottura a vapore (acciaio inox).
Giorno secondo:
Scolate i limoni mettendo da parte 250-300 ml dell’acqua di macerazione, riunite quell’acqua e i limoni scolati nella pentola da marmellate. Io ci ho aggiunto un telino, annodato a un manico, contente i semi messi da parte il giorno prima, immerso nel liquido.
Portate a ebollizione e – cosa stranissima perché di solito lo zucchero va aggiunto a freddo e sciolto perfettamente prima dell’ebollizione – aggiungete lo zucchero, mescolate per bene e riportate a bollore, seguitando la cottura per quaranta-cinquanta minuti mescolando ogni tanto.
Passare la parte solida al mixer rendendo il tutto più o meno omogeneo, rimettere tutto nella pentola e portare velocemente a ebollizione.
Io ho aggiunto un bicchierino di gin, mescolato per bene e bollito un paio di minuti.
Nel frattempo nel forno avrete provveduto a sterilizzare i vasi , pulitissimi, tenendoceli a 110 gradi per almeno un quarto d’ora.
Invasate come di consueto.
Sempre da quest’ottimo libro, Sensational Preserves, una ricetta ripresa oggi: non ho potuto resistere al linguaggio ed al carattere 🙂 del mandarino.
Nome e cognome: Mandarino Tardivo di Ciaculli
Produttore: il papà di Nadia Cavallaro.
Ingredienti:
900 gr di mandarini NON trattati, come quelli che ho appena ricevuto io
il succo di due limoni grandi
1,4 kg di zucchero semolato
Procedimento:
Spazzolate i mandarini per bene sotto l’acqua fresca corrente, tagliateli a metà e spremetene il succo.
Occupatevi delle scorze e rimuovete con attenzione le membrane, da tenersi da parte con i semi.
Spremete i limoni.
Tagliate a listelli sottili le scorze.
Riunite il succo spremuto e le scorze nel recipiente di cottura, aggiungendovi 1,7 l. di acqua, mettete le membrane e i semi in un telo di garza, non lavato con detersivi e fatto prima bollire, che chiuderete a fagottino con uno spago da cucina e legherete a un manico della pentola, di modo che resti immerso nel liquido.
Portate a ebollizione e sobbollite lentamente per circa un’ora e mezza o fino a quando le scorze siano tenere.
Spremete con il cucchiaio forato, o con la schiumarola, il fagottino delle membrane e dei semi contro il fianco della pentola: si è formata la pectina e in questo modo la recupererete. Rimuovete il sacchettino.
Aggiungete lo zucchero, che nel frattempo avrete intiepidito, e mescolate per bene.
Portate di nuovo a ebollizione lentamente (lo zucchero deve essere perfettamente disciolto prima che questo avvenga) e cuocete a fiamma vivace per una quindicina-ventina di minuti.
Controllare la cottura con il termometro per la cottura dello zucchero (105 ° C) e/o con il metodo del piatto freddo (versare una goccia di marmellata su un piatto freddo e controllare se un poco mantiene la forma), e togliere dal fuoco. Ricordatevi che gli agrumi gelatinizzano durante la fase di raffreddamento, e ulteriormente in dispensa.
Attendere un quarto d’ora, affinché la marmellata si stabilizzi un poco e le scorze assorbano ancora più zucchero.
Invasare in barattoli sterilizzati preventivamente e caldi seguendo il solito metodo e chiudere con coperchi sterilizzati (alle volte ci passo dell’alcool da cucina, altre volte li immergo in acqua vicina al bollore).
Ieri sera ho cominciato, con qualche variazione, questa marmellata in due tempi.
Marmellata di mandarini alla vaniglia
Ingredienti:
1 kg di mandarini non trattati tagliati ognuno in 4 spicchi
1 limone, ugualmente non trattato, tagliato in 4 spicchi
lt. 1,250 di acqua
2 baccelli di vaniglia, fesi per il lungo e tagliati a metà (o in più parti a seconda della capacità dei vasetti, a ogni vasetto un pezzetto di baccello)
zucchero 700 gr.
I mandarini e il limone sono quelli che ho appena ricevuto da Arance da gustare, produttore di Acireale che vi consiglio caldamente. Su Facebook potreste contattare Nadia Cavallaro. Questi sono i mandarini marzoli, mi dice Nadia, loro caratteristica è una scorza aromatica, leggera e aderente alla polpa del frutto.
Procedimento:
Primo giorno:
Dopo aver spazzolato i frutti sotto acqua corrente, tagliarli ognuno in quattro spicchi, senza rimuovere la scorza, e successivamente a fettine spesse 6 mm. eliminando i semi (io li metto via per altre conserve, sotto acqua).
Trasferire la frutta così preparata in una ciotola abbastanza grande e aggiungere l’acqua prevista per la ricetta (l. 1,250). Coprire la ciotola con pellicola trasparente e lasciare in macerazione, a temperatura ambiente, 1 giorno.
Secondo giorno:
Il giorno dopo versare gli agrumi macerati, con il loro liquido, nella pentola di cottura, aperti i baccelli di vaniglia raschiarne i semi e aggiungerli al resto.
Portare il tutto all’ebollizione, ridurre il calore e continuate la cottura per circa un’ora e mezza, mescolando ogni tanto, fino a quando le scorze non siano molto tenere e la polpa inizi a staccarsi, circa per 1 ora e 15 minuti.
Allontanare dal fuoco.
Aggiungere lo zucchero, meglio se preventivamente riscaldato un poco, e mescolare fino a completa soluzione dello stesso. Far bollire delicatamente per circa 1 ora e 20 (40 minuti per me) fino al punto di gelificazione, intorno ai 105 °C, mescolando ogni tanto.
Spento il fornello, lasciare un poco riposare il composto, dividere i baccelli di vaniglia tra i vasetti e riempirli con la marmellata. La resa non è quella indicata, complessivamente un litro, nella ricetta originale, o magari sono io ad averla tirata un po’ troppo, bensì tanto da riempire per bene cinque vasetti da forse un po’ più di ml.125 l’uno.
Non spaventatevi se all’assaggio risulterà amara, date il tempo alla preparazione di stagionare un poco, il sentore di amaro scomparirà con l’espansione aromatica e dolce del mandarino e la vaniglia si esprimerà al meglio, completando con perfetto equilibrio questa ottima conserva.)
marmellata di mandarini da Christine Ferber Le Larousse des confitures
Ingredienti:
1 kg e 1/2, o anche due di mandarini NON trattati, come quelli che ho appena ricevuto da Arance da gustare, produttore di Acireale che vi consiglio caldamente. Su Facebook potreste contattare Nadia Cavallaro. Questi sono i mandarini marzoli, mi dice Nadia.
Zucchero semolato, lo stesso peso del succo ottenuto
Il succo di 1 piccolo limone
Marmellata di Mandarini, Christine Ferber: Le Larousse des Confitures
Procedimento
Spazzolate i mandarini per bene sotto l’acqua fresca corrente e rimuovete con attenzione la sola parte colorata della scorza, badando a non intaccare l’albedo, e che metterete da parte.
Tagliate a metà i frutti e spremetene il succo.
Tagliate a listelli sottili le scorze rimosse e sbollentatele in acqua un istante, scolate e nuovamente immergetele in nuova acqua bollente, lasciandole a sobbollire per 5 minuti e scolate.
Riunire il succo spremuto e lo zucchero nella pentola che utilizzerete per la conserva e portate a soluzione, lentamente, mescolando e schiumando.
Aggiungere le scorze a filetti e portate a ebollizione, schiumare e cuocere a fuoco vivo per una decina di minuti, un quarto d’ora. Controllare la cottura con il termometro per la cottura dello zucchero (105 ° C) e/o con il metodo del piatto freddo (versare una goccia di marmellata su un piatto freddo e controllare se un poco mantiene la forma), e togliere dal fuoco. Ricordatevi che gli agrumi gelatinizzano durante la fase di raffreddamento, anche se in questo caso manca la fonte di pectina di solito rappresentata dall’albedo o dai semi inseriti in un sacchettino e immersi nel liquido in cottura.
Attendere che la marmellata si stabilizzi un poco (è ciò che faccio io, dopo aver letto questo consiglio di affidabilissimi libri inglesi, a proposito delle marmellate di agrumi). Mettere in barattoli sterilizzati preventivamente seguendo il solito metodo e chiudere con coperchi sterilizzati (alle volte ci passo dell’alcool da cucina, altre volte li immergo in acqua vicina al bollore).
Unica gazza ladra ammessa questa qui, prego astenersi blogger copia e incolla plz ;)))
A proposito di questa foto, ecco una bellissima storia: un anno fa era solo un pulcino di gazza, trovato sotto casa. Soccorso dalla famiglia Bloom di Newport, Nuovo Galles del Sud, ne è diventato ben presto membro permanente.
Oggi, la gazza è diventata una vera e propria star su Instagram grazie ad alcuni scatti che raccontano i suoi momenti insieme alla sua nuova famiglia. Ribattezzata «Penguin», ogni giorno spicca il volo sulla città, ma alla sera torna sempre a casa dei Bloom. Foto tratte da instagram.com/penguinthemagpie. Diritti ovviamente tutti dell’autore (e della modella).
OPPOSTI MA CON GUSTO Blog di racconti enogastronomici a partire da due punti di vista differenti: una buon gustaia in carne, tendente al fritto, in viaggio con una buon gustaia personal trainer, tendente salutista! Qui la tradizione si fonde con le nuove esperienze, le ricette diventano ricordi e la condivisione ha un sapore leggero e simpatico.
Una famiglia alla ricerca dell'equilibrio tra figlie in crescita, esperimenti di panificazione e vita in campagna. A family in search of balance between daughters growing, experiments of bakery and country life.
Non ci accomuna l'etnia. Nè la lingua araba,inglese,cecoslovacca,turca e chi più ne ha più ne metta; nè il modo differente di vestire e le innumerevoli culture.Ma c'è qualcosa che ci unisce più di tutte e che da vita ad un arcobaleno colmo di tradizioni,colori e sapori:la cucina.Che sia semplice o elaborata,in tutte le sue forme non è altro che il frutto del nostro essere.Che sia cinese,francese o italiana è la convivialità,l'amore per la tavola e la gioia di condividerla con i nostri cari a formare un unione vera e propria,che si spera,con il tempo,non scomparirà mai.
Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com’è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene. Se possibile le preferisco funzionali e vissute. Magari con tantissimi strofinacci asciutti e puliti e le piastrelle bianche che scintillano.” Due frasi, due concetti che definiscono la mia filosofia di cucina. Il tutto condito poi con passione, allegria, costanza, tenacia e grinta e amore
Chi scrive deve sempre avere il coraggio di sostenere le proprie opinioni /IN RICOSTRUZIONE E AGGIORNAMENTO/ ABBIATE PAZIENZA/ PER PROBLEMI E LINK CONTATTO A lidia.zitara@virgilio.it