
Premessa poetica: ora sta nevicando in valle, anche da noi a 1260 m., e così poco fa illustrai il mio stato su Facebook:
Nevicheggiare pallido e assorto
con pettirosso cliente fisso
e io devo fa’ la marmellata ma attendo perché dopo due interruzioni di corrente non si sa mai…
e, immantinente, la geniale Marina Vizzinisi così poetò, previo “mmm…”:
Nevicheggiare pallido e assorto
con pettirosso fisso nell’orto
marmelleggiare tra pentole e coperchi
arance sicule e limoni soverchi
(adoro questa donna, se voleste seguirla la trovate qui e qui)
Questa è la terza ricetta di marmellata di arance amare e, finora, l’unica delle tre che si completi in un giorno solo. Si parte dal succo e l’aspetto sarà quello di una trasparente gelée, anche se non filtrata come le gelée in senso proprio, con striscioline di scorza sottili sottili nuotanti nel fluido. Ho pensato che vi avrebbe fatto piacere trovare non solo i quantitativi delle ricetta originale ma anche quelli maggiori. Naturalmente si devono fare i conti con il proprio armamentario perché è essenziale che fiamma e bassine à confiture siano proporzionati, altrimenti, se eccederete, ne andrà della bontà della marmellata, che si cucinerà troppo lentamente rendendo il risultato di colore e gusto nettamente più scadente. Ho fatto una prova con una conserva precedente e io la fo con il coefficiente 1,5, ovvero tutti i quantitativi presi una volta e mezza (appunto moltiplicati per 1,5).
Dove trovare le arance amare ed altri agrumi? Dal mio pusher, naturalmente: si ordina a fine settimana, dal pusher produttore, e tutto arriva in tre giorni a profumar casa.
quantità | (coeff.) | q.tà x1,5 | (coeff.) | q.tà x 2 | |
arance amare gr. | 675 | 1,5 | 1.013 | 2 | 1.350 |
grossi limoni n. | 1 | 1,5 | 1,5 | 2 | 2 |
zucchero kg. | 1,4 | 1,5 | 2,1 | 2 | 2,8 |
acqua l. | 1,7 | 1,5 | 2,55 | 2 | 3,4 |
Spazzolate che siano le arance sotto acqua fresca corrente, (vi consiglio un utile spazzolino di saggina, quello che vedete inquadrato nella prima foto qui, che compie miracoli in cucina anche per patate, carote e sedano) tagliatele a metà e spremetele, avendo cura di conservare semi e resti di membrane.
Spremete anche il limone, e se la scorza non è trattata potreste strofinarla su zollette di zucchero, che tratterranno il profumato olio essenziale, e che potranno servirvi per aromatizzare i dolci.
Rimuovete dal cavo delle mezze scorze le altre membrane, sempre da mettere da parte, lasciando l’albedo completo, e tagliate à julienne le scorze così ottenute. Striscioline sottili e abbastanza lunghe, ottenute con taglio trasversale, a misura di cucchiaio, quello con cui preleverete questa delizia dal vasetto . Riunite membrane e semi in un lino e chiudete con spago da cucina a fagottino, lasciando lo spago adeguatamente lungo in modo da poterlo fissare a un manico della pentola di cottura, in cui il fagottino andrà immerso. Siete pronte per la cottura preliminare: mettete succhi, scorzette, fagottino e acqua (vedere quantitativo in tabella, a seconda della quantità di arance che state lavorando), portate senza fretta a bollore

e sobbollite a fuoco dolce per un’ora e mezza. Ricordate di mettere lo zucchero a intiepidirsi nel forno (non più di 50 gradi) . E i vasi. Il risultato di questa precottura dovrebbe portate a riduzione a metà della preparazione e a scorzette tenere.
Aiutandovi con la schiumarola, schiacciate, spremendo per bene, il fagottino contro un bordo della pentola e rimuovetelo (nel frattempo i semi e le membrane avranno ceduto una sostanza gelatinosa, che dovrete utilizzare al massimo, per questo dovrete fare quanto scritto, per non lasciarne parte all’interno del telo).
Aggiungete lo zucchero a fuoco dolcissimo, poco per volta, e mescolando con la massima cura, per evitare che l’ebollizione riprenda a zucchero non perfettamente disciolto (= cristallizzazione assicurata!). A zucchero sciolto alzate il bollore e procedete fieramente bollendo ;-)) a fiamma alta per dieci-quindici minuti.
(No, non ci andate “un momento solo” su Facebook a vedere che c’è di nuovo, restate lì con l’òcio al pignattone, per evitare sciagure e lutti agli Achei)
Direi che sarebbe tempo di far bollire i coperchi, anzi meglio metterli a bollire un po’ prima.
Il termometro da zucchero è un falso alleato nelle marmellate di agrumi, soprattutto in queste di arance amare, che solidificano vistosamente dopo la cottura, quindi togliete dal fuoco quando vi parrebbe ancora troppo fluida e cercate di ricordare l’aspetto della conserva, intese le bolle create dalla cottura dello zucchero. Schiumate, se il caso (magari aiutandovi con una nocciola di burro aggiunta appena fuori dal fuoco), e attendete dieci minuti o un quarto d’ora prima di invasare. A caldo, come al solito, ma non subito per dar modo alle scorzette in navigazione di appesantirsi della gelatina un po’ meno fluida e di non posizionarsi in cima al vasetto ma distribuirsi armoniosamente in esso.
Lasciare i vasetti dove si trovano per un giorno, di modo da non pregiudicare la compattezza della conserva che, come le gelatine, viene compromessa in caso di spostamenti mentre si sta consolidando, ciò che avviene in gran parte entro le 24 ore. Poi riponete le vostre marmellate in luogo fresco e buio.
Integrazioni possibili:
Aggiungere 150 ml. di whisky (moltiplicate per 1,5 o per 2 a seconda della scelta iniziale) appena dopo aver schiumato, fuori dal fuoco.
Oppure grattugiare 150 gr. di zenzero fresco (anche qui moltiplicate per 1,5 o per 2 a seconda della scelta iniziale) e metterlo nel sacchettino insieme ai semi e membrane.
Mi intriga molto questa versione. Appena trovo le arance amare, procedo 😀
Un abbraccio
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Grazie!
Poi mi racconterai, eh?
Ora tutto è raffreddato e ne ho assaggiato un po’. La prossima volta penso che ne farò col whisky!
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Claudia, ma sei tornata su wordpress? Ecco perché non ho più gli aggiornamenti. Il sito che hai linkato è davvero interessante e le tue ricette di marmellate sempre eleganti e sopraffine. Le arance amare, poi, sono una vera rarità. Con il whisky non ho mai provato anche se un mio conoscente lo mette, con sua grande soddisfazione. Io aggiungo il Grand Marnier. Non appena la marmellata arriva a 103°C (oltre non vado perché mi viene troppo dura), spengo e aggiungo il liquore.
A presto!
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Yess, sono tornata qui :-)))
Su blogger non mi trovavo bene, qui c’è modo di classificare molto comodamente e pure l’aggiornamento dei post è migliore.
Ti consiglio il whisky, se non l’hai mai provato, ché è molto più interessante, e di contrasto con le arance amare, naturalmente se ciò piace. Nel caso delle marmellate di agrumi diffido del solo termometro e valuto la cottura dell’insieme. Tengo parecchio piàù liquido.
Se vuoi trovare agrumi buoni e convenienti butta un occhio su http://www.arancedagustare.it. Persone di onestà e tradizione specchiata!
Un bacione!!!
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